No alle privatizzazioni, ma largo a crescita e investimenti come leva per abbattere il debito. E subito un Def rigoroso in questa direzione, senza «idee bizzarre». Andrea Roventini, professore associato alla Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, è la scelta di Luigi Di Maio per il ministero chiave del suo potenziale governo: l’Economia. La decisione alla fine è caduta su un talentuoso 40enne anziché su un economista di lungo corso. Lui non si scompone: «Il presidente francese Macron ha la mia età: è più facile guidare la Francia o il Mef?». Di Maio, oggi, lo presenterà così, insieme al resto della sua squadra di 18 persone: «Andrea vanta un record di pubblicazioni che lo colloca fra il top 10% mondiale degli economisti e il top 5% nazionale. Con lui presentiamo all’Economia tutto ciò che abbiamo sempre desiderato: gioventù, merito, eccellenza scientifica e indipendenza politica». Allievo di Giovanni Dosi, che dirige l’Istituto dove opera Roventini e che è tra gli esperti più ammirati e ascoltati del Movimento, ha firmato paper proprio con Stiglitz.
Le sfide del prossimo ministro dell’Economia non sono facili. Il primo test sarà con Bruxelles per la valutazione sui nostri conti pubblici e sventare il rischio di una manovra correttiva da 3,5 miliardi. Come sarebbe il vostro Def?
Sono anni che dialogo con Bruxelles e sto partecipando attualmente a 3 progetti di ricerca finanziati dalla Commissione Europea, fra i quali ISIGrowth, che si occupa di sviluppare politiche economiche per una crescita europea sostenibile, inclusiva e guidata dall’innovazione. L’importante è presentarsi al tavolo europeo con proposte credibili. Nel nostro DEF non ci sarà spazio per idee bizzarre o utopistiche, ma di certo porremo maggiore attenzione al tema della crescita e degli investimenti pubblici, mantenendo comunque l’equilibrio dei conti pubblici.